Articolo dell’avvocato Valentina Giordano
Nell’ultimo decennio il modo di comunicare è totalmente cambiato, ormai la penna stilografica è stata accantonata nel cassetto per lasciare il posto a criptici messaggini, emoticon e gif che consentono di comunicare molto più velocemente rispetto a lettere e fax di diversi anni fa.
Questa evoluzione ci ha permesso (forse) di affrontare anche gli ultimi anni di pandemia con maggiore flessibilità, i social e la messaggistica ci hanno aiutato a sentirci meno soli durante il lockdown e lo smart working è ormai divenuto la regola per tante aziende, che hanno sfruttato al massimo la nuova tecnologia per finalità lavorative.
La comunicazione oggi è veloce, rapida, istantanea e ci permette di condividere tutto con tutti in ogni momento, alimentando lo spasmodico desiderio di ognuno di pubblicare ogni notizia, immagine o fotografia alla platea di utenti che ci segue. Tuttavia, tale desiderio si incontra e scontra con il bisogno di riservatezza che è insito e fa parte di ognuno di noi.
Ma come fare a coniugare questi due desideri? Pubblicare o non pubblicare, questo è il problema come direbbe Shakespeare nel 2022.
Ebbene, la soluzione è semplice se si impara a conoscere la materia e i suoi strumenti.
In primo luogo occorre sapere che per scattare una foto che ritrae un soggetto è necessario che questi ne dia il proprio consenso. Il consenso è necessario perché il diritto all’immagine è un diritto della personalità ovvero un diritto che è attribuito all’uomo in quanto tale trovando il proprio addentellato nella Carta Costituzione all’art. 2. Appare chiaro che senza il consenso dell’interessato/ritratto l’immagine non potrà essere pubblicata.
Una definizione di consenso e di come deve essere manifestato non è inserita nel nostro codice civile, tuttavia sul punto arriva in soccorso l’art. 4 del Regolamento 2016/679 (GDPR), il quale dispone che per consenso deve intendersi “qualsiasi manifestazione di volontà libera, specifica, informata e inequivocabile dell’interessato, con la quale lo stesso manifesta il proprio assenso, mediante dichiarazione o azione positiva inequivocabile, che i dati personali che lo riguardano siano oggetto di trattamento”.
Logica deduzione è che il consenso deve essere inequivocabile ed esplicito, di conseguenza prestare il proprio consenso per farsi fotografare non equivale a prestare il proprio consenso alla pubblicazione dell’immagine. Per tali ragioni, quando si scatta una foto e si decide di pubblicarla sui social è necessario capire e comprendere se tutte le persone ritratte vogliono che la foto venga pubblicata e condivisa, in caso contrario il soggetto dovrà essere tagliato dalla foto o anonimizzato.
Nel tentativo di risolvere gran parte dei problemi che seguono alla pubblicazione di foto e immagini sui social network, il Garante per la protezione dei dati personali ha pubblicato il 20 aprile 2022 un aggiornamento delle proprie linee guida in materia, già pubblicate nel novembre 2020.
Le linee guida offerte dal Garante fanno parte della mission di educazione digitale che l’Autorità sta ormai compiendo da anni per favorire una maggiore tutela e protezione per gli utenti del mondo della rete.
Tra i suggerimenti proposti ritroviamo i seguenti:
- di pubblicare immagini di altre persone solo con il consenso delle stesse, atteso che potrebbero non voler apparire online o sentirsi in imbarazzo;
- di inserire nelle immagini tag con i nomi di altre persone solo se si è sicuri che queste ultime siano d’accordo;
- di riflettere bene prima di postare online foto o filmati, considerato che potrebbe poi essere molto difficile eliminare il materiale, soprattutto se qualcuno ha provveduto a farne copia, a condividerlo, o diffonderlo su altri siti internet o social network;
- di controllare chi può vedere le immagini una volta rese pubbliche, in quanto le principali piattaforme social (Facebook, Instagram. Twitter, etc.) consentono di scegliere se foto e immagini pubblicate saranno visibili a tutti o solo a liste di persone scelte dal soggetto che le diffonde;
- di controllare i tag con il proprio nome associati a foto e filmati, tenendo presente che alcuni social network consentono eventualmente di applicare scelte come: a) bloccare l’inserimento di tag con il proprio nome nelle immagini postate da altre persone; b) autorizzare solo alcune persone a taggare le immagini con il proprio nome; c) ricevere un messaggio di avviso se il proprio nome viene collegato ad un’immagine, in modo che il soggetto interessato possa approvare o rifiutare il tag;
- di cercare di comprendere bene, prima di autorizzare l’accesso, a quale scopo potrebbero essere utilizzate o diffuse le proprie immagini da alcune app che richiedono di poter accedere alle foto o ai filmati che vengono conservati su smartphone o tablet.
Il tema affrontato dal Garante è attualissimo, considerato che una infinità di persone naviga quotidianamente sul web e sui canali social, imperversando anche attraverso pubblicazioni di immagini personali e non, senza minimamente preoccuparsi della privacy altrui e delle regole vigenti in materia.
Atteso che gli utenti internet oggi non hanno limiti di età, l’argomento assume una maggiore importanza laddove ad agire con un pc o uno smartphone siano dei minori non controllati dai genitori o quando le immagini pubblicate sulla rete riguardino proprio soggetti minorenni (sul punto giova ricordare che la normativa vigente in Italia in tema di privacy stabilisce che solo a partire dal compimento dei 14 anni un minore può esprimere autonomamente il consenso al trattamento dei propri dati personali).
Se a ciò si aggiungono le insidie presenti nell’universo digital connesse alla circolazione indiscriminata e non controllata di immagini (cyberbullismo, revenge-porn, pedo-pornografia, pishing, etc.), appare superfluo sottolineare quanto l’argomento in esame sia di delicatissima attenzione.
Sulla base di tali premesse appare chiaro che oltre ad attuare – per quanto possibile – i suggerimenti dell’Autorità, è necessario osservare la massima prudenza ogni qualvolta si decida di pubblicare on-line qualche immagine che ci riguardi personalmente o che sia riferibile a terze persone, ponendo particolare accortezza a sincerarsi che i diretti interessati non abbiano nulla in contrario in tal senso.